Renata Tebaldi e Ettore Bastianini Onieghin
Pensieri su Ettore (Parte 1)
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Con il consenso dell’autrice
(L’articolo è pubblicato sul numero di settembre 2020 della rivista musicale “Classic Voice”)
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Intervista fatta ad Andrea Ceccherini (all'interno del Notiziario)
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Articolo Gramophon 2019 Inglese Mark Pillinger
Intervista fatta a Noberto Martini da Hildeburg Heider
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Un articolo del giornalista Luigi Gianoli
“L'Italia” – 5 dicembre 1961 «INTERVISTA PER I GIORNALI»
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Articolo su Ettore (Luigi Gianoli)
Recensione sul Rigoletto del 1960 al Maggio Fiorentino
http://alexander-arsov.blogspot.com/2013/03/reflections-on-rigoletto.html
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Ettore Bastianini: i racconti degli scopri-teller di SienaSalute
http://www.sienasalute.it/ettore-bastianini-i-racconti-degli-scopri-teller-di-sienasalute/ Cliccate sul link per aprire la pagina!
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Per la cortesia dell"Archivio del Canto"- Università di Bologna
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Intervista a Dmitri Hvorostovsky
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Un ricordo di Amedeo Badiali
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Breve ricordo di Carla Casanova.
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Dal Blog di Cesar Estornes
http://memoriasclubdeportivodebilbao.blogspot.it/search?q=ettore+bastianini (Cliccate sul link)
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Intervista a Gaetano Vanni di H.Heider
(Cliccate sulle 4 freccette in basso a destra per aprire il documento)
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Ettore Bastianini : cinquant'anni dopo di Marina Boagno
(cliccate sulle 4 freccette a destra in basso per aprire il documento
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Dal Blog di Antonio Florit
http://unanocheenlaopera-toni.blogspot.it/2008/08/mis-cantantes-legendarios-ettore.htmlunanocheenlaopera-toni.blogspot.it/2008/08/mis-cantantes-legendarios-ettore.html (Cliccate sul Link)
Mis Cantates Legendarios : Ettore Bastianini
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Lettera scritta alla socia Luisella Franchini da parte di Florit
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Articolo sulla morte di Ettore Bastianini
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Articolo sulla morte di Ettore Bastianini
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Articolo di Alan Blyth (cliccate sulle immagini per ingrandirle)
Ettore Bastianini Bariton und Capitano (In tedesco)
Articolo di Hilda (Italiano)
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Leggende della Lirica "Ettore Bastianini"
Link della pagina Inglese
https://www.lyricopera.org/about/legendsoflyric/ettorebastianini
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Scene da opere verdiane
Pierluigi Caviglia, il musicolo del Corriere della Sera, note al disco "Scene da opere verdiane". Si trattava di una collana nata in collaborazione tra il Radiocorriere e la Deutsche Grammophon. Il disco di Bastianini è il n. 4 e risale al 1968
DGG 135 032 (1 LP)La Discoteca Del Radiocorriere Tv – Volume 4 (Cliccate su questo link)
DGG 135 032 (1 LP)La Discoteca Del Radiocorriere Tv – Volume 4 (Cliccate su questo link)
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Gottfried Cervenka "Mythos: Ettore Bastianini“ 25.09.2012 (In italiano)
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Gottfried Cervenka "Mythos: Ettore Bastianini“ 25.09.2012 (In tedesco)
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Conferenza di Lopane il 4 febbraio 2017
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Copertina del libretto Ettore Bastianini "Un nido di memorie"
Per i soci e gli ammiratori di Ettore di lingua russa: ecco il libro "Ettore Bastianini. Un nido di memorie" tradotto in russo (grazie a Olga Lipilina) (Cliccate sul pulsante sotto il titolo)
Intervento di una nostra socia per l'Evento in occasione del compleanno di Ettore il 22 settembre 2012
Sulla Rivista:" Musica"- n°199, settembre 2008
autore Maurizio Modugno
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Un pensiero di Amadeo Badiali
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Da un nostro nuovo socio Valerio Lopane (Bergamo)
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Qualche ricordo su Ettore (da Charles A. Hooey)(Versione Inglese)
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Traduzione in italiano
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Articolo dal Blog Cantata blu (tradotto dal francese) di Marie-Laure Machado
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Lettera di Amedeo Badiali
Trieste 14 marzo 2016
Venti anni fa ebbi occasione di ricordare Eb con uno scritto sul periodico degli Amici della Lirica di Trieste. Adesso, dopo aver conosciuto l'Associazione che ne perpetua la memoria, mi è venuto il desiderio di parlare ancora di Lui. Soprattutto a te, carissima Angela, che hai risvegliato in me la passione, mai spenta ma sicuramente un po' assopita per questo immenso Artista.
Vorrei però, se mi riesce, esternare cosa abbia rappresentato per me EB e la sua presenza nel mondo della Lirica.
Il compito non è certamente facile, perché i rischi sono quelli di cadere nelle solite espressioni laudative “di maniera” che, nei confronti del Nostro, sarebbero ,oltretutto, largamente insufficienti a rappresentarne compiutamente la superiore statura artistica e le eccelse qualità dell'uomo. Cercherò, allora, di evitare qualsiasi riferimento a questioni di carattere tecnico-vocale, che non sarebbero attinenti con lo scopo di queste mie parole.
Ecco, allora, mi sforzerò di parlare di Ettore facendo appello solo al “cuore”, raccontando le emozioni profonde suscitate in me dalla sua “voce” unica, ineguagliabile, bella, sontuosa, di una potenza evocatrice incomparabile. Ascoltando le sue “superbe” interpretazioni mi prende, ogni volta, un “groppo” alla gola ed una lacrima di commozione bagna il mio ciglio.
Della dizione chiara, derivata dall'idioma toscano, e in particolare da quello senese, del suo fraseggio “scolpito” e “aristocratico”, è stato detto e riconosciuto da tutti: direttori, colleghi, critici, appassionati. Vorrei invece riferirmi alle sue magnifiche interpretazioni, dove la nobiltà dell'accento, l'austerità del “portamento vocale”, la statura “eroica” dei personaggi, la dolcezza del suo “cantabile” armonioso e vellutato mi danno emozioni indicibili. Vorrei descrivere tutto questo rifacendomi ai brani d'opera, alle singole frasi che, a mio parere, dimostrano concretamente il senso profondo che Bastianini riesce a dare ad ogni parola.
Mi viene da pensare al personaggio di Rolando nella Battaglia di Legnano di Verdi. All'aria del I Atto: “Ah m'abbraccia d'esultanza” dove il suo canto esprime, in maniera straordinaria, il sentimento verso l'amico ritrovato (Arrigo), la profonda fede in Dio, l'amore per la Patria. Allora penetra nel mio animo una emozione indescrivibile. Nell'aria del III Atto, quando, salutando la moglie, prima di partire per la battaglia contro Federico Barbarossa, le raccomanda il figlio: “Tu resti insegnatrice di virtude a lui...digli chìé sangue italico...digli ch'é sangue mio, che dei mortali è giudice la terra no, ma Dio! E dopo Dio, la Patria gli apprendi a rispettar”, un brivido di intensa commozione si insinua nella mia persona. Nel duetto del III Atto quando raccomanda all'amico di vegliare sulla sposa ed il figlio; “Se al nuovo dì pugnando, al giorno io chiudo il ciglio, affido e raccomando ate la sposa eil figlio. E' pegno sacro ed ultimo che all'amistade imploro...Essere tu dei, tu dei per loro l'angelo tutelar”, il canto di Bastianini si fa struggente.
Si ascolti attentamente il finale, sulla parola “tutelar”, dove, all'ultima vocale, la voce si “adagia” sulla nota e il suo cantabile di velluto è davvero “trascinante”.
Ricordo poi la sua magistrale interpretazione de “Il Ballo in Maschera” di verdi, l'opera che celebra il sentimento uro dell'amicizia. Già alla sortita: “Deh come triste appar...”, e successivamente:”Turbato è il mio signor, mentre dovunque il nome suo inclito suona?”, la bronzea voce di Bastianini dà all'affetto verso il Conte una evidenza straordinaria. Nell'aria che segue: “A la vita che t'arride...”, il canto si dispiega nella sua “natura vellutata” con “legati” di assoluta bellezza.
Qui Bastianini può esprimere tutte quelle qualità umane del proprio carattere: la forza d'animo, la lealtà, la generosità.
Al II Atto, dopo aver sorpreso la consorte con l'amico, credendo di essere stato tradito, esprime l'alta dignità dell'uomo d'onore: “Così mi paga, se l'ho salvato! Ei m'ha la donna contaminato! Per lui non posso levar la fronte, sbranato il cuore per sempre m'ha”.
Nel III Atto, nel colloquio con la sposa: “A tal colpa è nullo il pianto...”, e dopo la supplica di lei di rivedere un'ultima volta il figlio, soddisfa la sua richiesta:” Alzati, là tuo figlio a te concedo riveder”, qui la fierezza di Renato è riportata in modo esaltante da Bastianini..
Nella successiva aria:”Eri tu che macchiavi quell'anima...”, il baritono fa risaltare, in modo mirabile, il travaglio intimo di Renato, combattuto fra il ricordo dolcissimo dei momenti vissuti con la consorte e la determinazione alla ineluttabile vendetta:”O dolcezze perdute, o memorie” e “non è su lei, nel suo fragile petto che colpir degg'io”, la sua ira si rivolge soltanto al Conte.
Nel finale dell'opera emerge nel canto di Bastianini la nobiltà dell'animo di Renato e la rinata sincera amicizia per il Conte.
La sua voce esprime allora, con un accento nobilissimo, il rimorso per il gesto vile compiuto: “Ciel! Che feci...”.
Qualcuno ha voluto trovare presunti difetti e limiti nella voce di Bastianini. Questa per me è una polemica “vuota” e senza senso.
Il Teatro è prima di tutto “emozione”, e Lui ne ha donate di stupende, in quantità incommensurabile agli amanti della Lirica.
La sua “voce regale” ha fatto di Bastianini l'artista lirico più amato e stimato nel mondo. Il fascino “misterioso” della sua voce rimarrà indelebile nella memoria di tutti gli appassionati.
“Misterioso” perché esso non ha le parvenze di una dote umana, ma sembra provenire da un mondo soprannaturale.
Una dote che Dio ha voluto donare soltanto a lui.
Con affetto e stima
Amedeo
P.S. penso che ti farà piacere conoscere, ogni tanto, le mie impressioni sulle inimitabili e meravigliose interpretazioni di Ettore, naturalmente di qualche opera di cui non ti ho ancora parlato.
Trieste 14 marzo 2016
Venti anni fa ebbi occasione di ricordare Eb con uno scritto sul periodico degli Amici della Lirica di Trieste. Adesso, dopo aver conosciuto l'Associazione che ne perpetua la memoria, mi è venuto il desiderio di parlare ancora di Lui. Soprattutto a te, carissima Angela, che hai risvegliato in me la passione, mai spenta ma sicuramente un po' assopita per questo immenso Artista.
Vorrei però, se mi riesce, esternare cosa abbia rappresentato per me EB e la sua presenza nel mondo della Lirica.
Il compito non è certamente facile, perché i rischi sono quelli di cadere nelle solite espressioni laudative “di maniera” che, nei confronti del Nostro, sarebbero ,oltretutto, largamente insufficienti a rappresentarne compiutamente la superiore statura artistica e le eccelse qualità dell'uomo. Cercherò, allora, di evitare qualsiasi riferimento a questioni di carattere tecnico-vocale, che non sarebbero attinenti con lo scopo di queste mie parole.
Ecco, allora, mi sforzerò di parlare di Ettore facendo appello solo al “cuore”, raccontando le emozioni profonde suscitate in me dalla sua “voce” unica, ineguagliabile, bella, sontuosa, di una potenza evocatrice incomparabile. Ascoltando le sue “superbe” interpretazioni mi prende, ogni volta, un “groppo” alla gola ed una lacrima di commozione bagna il mio ciglio.
Della dizione chiara, derivata dall'idioma toscano, e in particolare da quello senese, del suo fraseggio “scolpito” e “aristocratico”, è stato detto e riconosciuto da tutti: direttori, colleghi, critici, appassionati. Vorrei invece riferirmi alle sue magnifiche interpretazioni, dove la nobiltà dell'accento, l'austerità del “portamento vocale”, la statura “eroica” dei personaggi, la dolcezza del suo “cantabile” armonioso e vellutato mi danno emozioni indicibili. Vorrei descrivere tutto questo rifacendomi ai brani d'opera, alle singole frasi che, a mio parere, dimostrano concretamente il senso profondo che Bastianini riesce a dare ad ogni parola.
Mi viene da pensare al personaggio di Rolando nella Battaglia di Legnano di Verdi. All'aria del I Atto: “Ah m'abbraccia d'esultanza” dove il suo canto esprime, in maniera straordinaria, il sentimento verso l'amico ritrovato (Arrigo), la profonda fede in Dio, l'amore per la Patria. Allora penetra nel mio animo una emozione indescrivibile. Nell'aria del III Atto, quando, salutando la moglie, prima di partire per la battaglia contro Federico Barbarossa, le raccomanda il figlio: “Tu resti insegnatrice di virtude a lui...digli chìé sangue italico...digli ch'é sangue mio, che dei mortali è giudice la terra no, ma Dio! E dopo Dio, la Patria gli apprendi a rispettar”, un brivido di intensa commozione si insinua nella mia persona. Nel duetto del III Atto quando raccomanda all'amico di vegliare sulla sposa ed il figlio; “Se al nuovo dì pugnando, al giorno io chiudo il ciglio, affido e raccomando ate la sposa eil figlio. E' pegno sacro ed ultimo che all'amistade imploro...Essere tu dei, tu dei per loro l'angelo tutelar”, il canto di Bastianini si fa struggente.
Si ascolti attentamente il finale, sulla parola “tutelar”, dove, all'ultima vocale, la voce si “adagia” sulla nota e il suo cantabile di velluto è davvero “trascinante”.
Ricordo poi la sua magistrale interpretazione de “Il Ballo in Maschera” di verdi, l'opera che celebra il sentimento uro dell'amicizia. Già alla sortita: “Deh come triste appar...”, e successivamente:”Turbato è il mio signor, mentre dovunque il nome suo inclito suona?”, la bronzea voce di Bastianini dà all'affetto verso il Conte una evidenza straordinaria. Nell'aria che segue: “A la vita che t'arride...”, il canto si dispiega nella sua “natura vellutata” con “legati” di assoluta bellezza.
Qui Bastianini può esprimere tutte quelle qualità umane del proprio carattere: la forza d'animo, la lealtà, la generosità.
Al II Atto, dopo aver sorpreso la consorte con l'amico, credendo di essere stato tradito, esprime l'alta dignità dell'uomo d'onore: “Così mi paga, se l'ho salvato! Ei m'ha la donna contaminato! Per lui non posso levar la fronte, sbranato il cuore per sempre m'ha”.
Nel III Atto, nel colloquio con la sposa: “A tal colpa è nullo il pianto...”, e dopo la supplica di lei di rivedere un'ultima volta il figlio, soddisfa la sua richiesta:” Alzati, là tuo figlio a te concedo riveder”, qui la fierezza di Renato è riportata in modo esaltante da Bastianini..
Nella successiva aria:”Eri tu che macchiavi quell'anima...”, il baritono fa risaltare, in modo mirabile, il travaglio intimo di Renato, combattuto fra il ricordo dolcissimo dei momenti vissuti con la consorte e la determinazione alla ineluttabile vendetta:”O dolcezze perdute, o memorie” e “non è su lei, nel suo fragile petto che colpir degg'io”, la sua ira si rivolge soltanto al Conte.
Nel finale dell'opera emerge nel canto di Bastianini la nobiltà dell'animo di Renato e la rinata sincera amicizia per il Conte.
La sua voce esprime allora, con un accento nobilissimo, il rimorso per il gesto vile compiuto: “Ciel! Che feci...”.
Qualcuno ha voluto trovare presunti difetti e limiti nella voce di Bastianini. Questa per me è una polemica “vuota” e senza senso.
Il Teatro è prima di tutto “emozione”, e Lui ne ha donate di stupende, in quantità incommensurabile agli amanti della Lirica.
La sua “voce regale” ha fatto di Bastianini l'artista lirico più amato e stimato nel mondo. Il fascino “misterioso” della sua voce rimarrà indelebile nella memoria di tutti gli appassionati.
“Misterioso” perché esso non ha le parvenze di una dote umana, ma sembra provenire da un mondo soprannaturale.
Una dote che Dio ha voluto donare soltanto a lui.
Con affetto e stima
Amedeo
P.S. penso che ti farà piacere conoscere, ogni tanto, le mie impressioni sulle inimitabili e meravigliose interpretazioni di Ettore, naturalmente di qualche opera di cui non ti ho ancora parlato.
Intervista fatta a Antonio Boyer (Giugno 2015)
Intervista fatta a Mirella Parutto (Giugno 2015)
Intervista fatta a Daniele Barioni (Ferrara Settembre 2015
Alcune frasi su Ettore - Bergamo ottobre 2015 di Gilberto Starone
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Articolo di Amadeo Badiali
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Bruno Baudissone tratto dalla Rivista l'Opera N°8
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Rivista l'Opera n° 111 (1997) Articolo di Giancarlo Landini (Grazie a Pietro Sandro Beato)
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Trascrizione di una parte dell'intervento del Professore Mioli a Parma 2013
Dalla rivista Lirica Carlamaria Casanova
Ricordatevi di cliccare sempre su ogni immagine!
Dal libro di Marina Boagno : i ricordi di Franco Corelli su Ettore Bastianini
Articolo di Patrizia Sudati
Articolo "In memoriam Ettore Bastianini" (Il Ponte)
Traduzione
In Memoria di Ettore Bastianini
Quarant' anni fa, nel dicembre del 1965, per l'ultima volta fu possibile ascoltare dal vivo una voce che negli anni '50 e '60 era stata considerata una delle più belle voci liriche del mondo. Ragione sufficiente per ricordare il cantante e con una testimonianza sopperire all'oblio del nostro tempo così velocemente trascorso. Un destino beffardo di un cantante che mise fine alla carriera di Ettore Bastianini all'apice della sua parabola artistica all'età di soli 44 anni.
Nato in una delle stradine di Siena, in via Mascagni, il 24/09/1922 aveva trovato la sua ultima dimora a pochi passi lontano, nella tomba di famiglia nel cimitero poco distante di Via di Laterino. Da fanciullo senese puro sangue, fu un entusiasta contradaiolo e per tutta la vita fu fedele alla Pantera, la sua contrada, di cui per molti anni fu il Capitano e che nel Palio del 1963 riuscì a portare alla vittoria.
Di umili origini e cresciuto da vero fanciullo brioso e scanzonato, dopo le elementari iniziò a Siena a frequentare una scuola di piccoli cantori ed ebbe la fortuna di avere un Maestro che, cantante anche lui, scoprì il suo talento e lo incoraggiò. Si aggiunsero altri mecenati che colsero la straordinaria bellezza del suo timbro di voce e lo aiutarono nel percorso formativo in istituti di alto livello, tra cui il Centro Lirico del Teatro Comunale di Firenze. Lo studio permise di scoprire sorprendentemente una voce da basso. E da basso esordì in piccoli teatri di provincia, e successivamente alla Scala in un ruolo secondario fino alla felice tournée in Egitto.
La sua straordinaria carriera aveva già avuto inizio quando un giorno del 1951 al suo Maestro Luciano Bettarini che nel frattempo aveva traslocato da Firenze a Torino, durante le prove della Forza del destino nel ruolo del Padre guardiano, per gioco cominciò a cantare un’aria da tenore della stessa opera. La sorpresa fu che Bastianini con una certa facilità raggiunse tonalità più elevate. Il maestro con sorpresa dovette constatare che la voce era in realtà quella di un baritono. Ne parlò con un dolce imperio al cantante per convincerlo a cambiare registro, fatto che dal punto di vista finanziario significava da subito un impegno serio, costante e duraturo. Dopo attente riflessioni Bastianini accettò la sfida. Il cambio di scuola durò un anno, durante il quale Bettarini continuò a impartire lezioni a credito.
L’esordio di Ettore Bastianini quale baritono avvenne nel 1952 nei teatri di provincia, fino al suo trionfale debutto nella Dama di Picche al Teatro Comunale di Firenze nel dicembre dello stesso anno, debutto che rappresentò la svolta della sua carriera. Si cominciò a parlare di lui, iniziarono gli ingaggi ed ebbe inizio la sua ascesa, che in poco tempo lo avrebbe portato a cantare nei più rinomati teatri d’opera del mondo. Sotto la direzione dei maggiori direttori d’orchestra dell’epoca cantò i più impegnativi ruoli di baritono della letteratura musicale italiana imponendosi come autorevole baritono verdiano. Nel 1955 fu Germont nella leggendaria esecuzione di Traviata alla Scala con Maria Callas e la direzione d’orchestra di Carlo Maria Giulini. Nel 1958 al festival di Salisburgo fu il Marchese di Posa nel Don Carlos di Verdi sotto la direzione di Herbert von Karajan, il quale nel 1962 lo volle come Conte di Luna nel celeberrimo Trovatore con Leontyne Price, Franco Corelli e Giulietta Simionato. Altri ruoli in cui eccelse furono Figaro nel Barbiere di Siviglia di Rossini, Renato nel Ballo in Maschera di Verdi e lo straordinario Gèrard nell’Andrea Chenier di Giordano. Fu partner dei più celebrati cantanti del suo tempo: da Renata Tebaldi a Maria Callas, da Birgit Nilsson a Christa Ludwig, da Mario del Monaco a Carlo Bergonzi fino a Franco Corelli.
Unanimemente famosi divennero il timbro vocale incomparabilmente affascinante, la sua tecnica di controllo del respiro, il suo eccellente fraseggio, la sua perfetta dizione, la sua musicalità, la sua professionalità e la sua aristocratica presenza scenica. Una aristocrazia imponente e di insolita bellezza alla cui magia si arresero le spettatrici che ebbero il privilegio di ascoltarlo.
Fu un divo tra le dee, che a lui consegnarono tutto: le gioie come i dolori. Nel 1962 infatti con la fine della madre malata di cancro, ebbe inizio il calvario della sua propria malattia con l’affacciarsi dello stesso male alla faringe, la più violenta e iniqua catastrofe che si possa immaginare per un cantante. Ebbe così inizio un indicibile cammino di dolore. Una operazione avrebbe comportato la immediata perdita della voce. E una vita senza il canto per Bastianini sarebbe stata una vita priva di ogni afflato e significato. Disse no a ogni intervento invasivo, ma si sottopose in Svizzera a cicli di radiazioni, le quali progressivamente deteriorarono la voce e affievolirono le forze fisiche.
Il mondo teatrale non seppe nulla della sua fatale malattia e invano tentò di darsi una spiegazione delle alterazioni evidenti della sua voce. La critica impietosa invece lo sottopose a giudizi ancora più impietosi. Per tre anni ancora e con crescenti difficoltà ma con generosità continuò il suo impegno, fin quando i teatri disdirono i loro contratti o si rifiutarono di procrastinarli. Una rara coincidenza volle che le sue ultime tre recite avvenissero presso i tre più celebri teatri: la Scala di Milano, il Met di New York e lo Staatsoper di Vienna, tutte nello stesso ruolo del Marchese di Posa nel Don Carlos di Verdi. Così l’ultima scena che poté cantare, l’ultima della sua gloriosa carriera, fu la morte di Posa, la più bella, la più eroica, la più dolente scena, con la quale durante il suo periodo aureo sui palcoscenici del mondo aveva così intensamente entusiasmato e commosso.
L’11 dicembre del 1965 fu il giorno dell’ultima recita di Bastianini al Met di New York. Dopo, solo il progressivo inarrestabile progredire della malattia, il pellegrinaggio da una clinica all’altra, il declino delle forze, fin quando il 25 gennaio del 1967 a Sirmione sul Lago di Garda la Morte lo portò via con sé. Fu un tuono inatteso per l’intero mondo musicale, che solo allora colse la verità della sua eroica lotta contro la sua inesorabile malattia. Nella sua amata Siena la sua ancor più amata Contrada della Pantera allestì delle esequie solenni, cui prese parte metà della città in un silenzio surreale ma devoto.
Si era spenta una delle voci del secolo, della cui bellezza si cerca ancora l’uguale. I patiti dell’Opera devono ora consolarsi con le registrazioni delle sue recite, delle quali ancor oggi alcune sono disponibili in CD.
Inga Paulin.
Traduzione : Manlio Mirabile.
Quarant' anni fa, nel dicembre del 1965, per l'ultima volta fu possibile ascoltare dal vivo una voce che negli anni '50 e '60 era stata considerata una delle più belle voci liriche del mondo. Ragione sufficiente per ricordare il cantante e con una testimonianza sopperire all'oblio del nostro tempo così velocemente trascorso. Un destino beffardo di un cantante che mise fine alla carriera di Ettore Bastianini all'apice della sua parabola artistica all'età di soli 44 anni.
Nato in una delle stradine di Siena, in via Mascagni, il 24/09/1922 aveva trovato la sua ultima dimora a pochi passi lontano, nella tomba di famiglia nel cimitero poco distante di Via di Laterino. Da fanciullo senese puro sangue, fu un entusiasta contradaiolo e per tutta la vita fu fedele alla Pantera, la sua contrada, di cui per molti anni fu il Capitano e che nel Palio del 1963 riuscì a portare alla vittoria.
Di umili origini e cresciuto da vero fanciullo brioso e scanzonato, dopo le elementari iniziò a Siena a frequentare una scuola di piccoli cantori ed ebbe la fortuna di avere un Maestro che, cantante anche lui, scoprì il suo talento e lo incoraggiò. Si aggiunsero altri mecenati che colsero la straordinaria bellezza del suo timbro di voce e lo aiutarono nel percorso formativo in istituti di alto livello, tra cui il Centro Lirico del Teatro Comunale di Firenze. Lo studio permise di scoprire sorprendentemente una voce da basso. E da basso esordì in piccoli teatri di provincia, e successivamente alla Scala in un ruolo secondario fino alla felice tournée in Egitto.
La sua straordinaria carriera aveva già avuto inizio quando un giorno del 1951 al suo Maestro Luciano Bettarini che nel frattempo aveva traslocato da Firenze a Torino, durante le prove della Forza del destino nel ruolo del Padre guardiano, per gioco cominciò a cantare un’aria da tenore della stessa opera. La sorpresa fu che Bastianini con una certa facilità raggiunse tonalità più elevate. Il maestro con sorpresa dovette constatare che la voce era in realtà quella di un baritono. Ne parlò con un dolce imperio al cantante per convincerlo a cambiare registro, fatto che dal punto di vista finanziario significava da subito un impegno serio, costante e duraturo. Dopo attente riflessioni Bastianini accettò la sfida. Il cambio di scuola durò un anno, durante il quale Bettarini continuò a impartire lezioni a credito.
L’esordio di Ettore Bastianini quale baritono avvenne nel 1952 nei teatri di provincia, fino al suo trionfale debutto nella Dama di Picche al Teatro Comunale di Firenze nel dicembre dello stesso anno, debutto che rappresentò la svolta della sua carriera. Si cominciò a parlare di lui, iniziarono gli ingaggi ed ebbe inizio la sua ascesa, che in poco tempo lo avrebbe portato a cantare nei più rinomati teatri d’opera del mondo. Sotto la direzione dei maggiori direttori d’orchestra dell’epoca cantò i più impegnativi ruoli di baritono della letteratura musicale italiana imponendosi come autorevole baritono verdiano. Nel 1955 fu Germont nella leggendaria esecuzione di Traviata alla Scala con Maria Callas e la direzione d’orchestra di Carlo Maria Giulini. Nel 1958 al festival di Salisburgo fu il Marchese di Posa nel Don Carlos di Verdi sotto la direzione di Herbert von Karajan, il quale nel 1962 lo volle come Conte di Luna nel celeberrimo Trovatore con Leontyne Price, Franco Corelli e Giulietta Simionato. Altri ruoli in cui eccelse furono Figaro nel Barbiere di Siviglia di Rossini, Renato nel Ballo in Maschera di Verdi e lo straordinario Gèrard nell’Andrea Chenier di Giordano. Fu partner dei più celebrati cantanti del suo tempo: da Renata Tebaldi a Maria Callas, da Birgit Nilsson a Christa Ludwig, da Mario del Monaco a Carlo Bergonzi fino a Franco Corelli.
Unanimemente famosi divennero il timbro vocale incomparabilmente affascinante, la sua tecnica di controllo del respiro, il suo eccellente fraseggio, la sua perfetta dizione, la sua musicalità, la sua professionalità e la sua aristocratica presenza scenica. Una aristocrazia imponente e di insolita bellezza alla cui magia si arresero le spettatrici che ebbero il privilegio di ascoltarlo.
Fu un divo tra le dee, che a lui consegnarono tutto: le gioie come i dolori. Nel 1962 infatti con la fine della madre malata di cancro, ebbe inizio il calvario della sua propria malattia con l’affacciarsi dello stesso male alla faringe, la più violenta e iniqua catastrofe che si possa immaginare per un cantante. Ebbe così inizio un indicibile cammino di dolore. Una operazione avrebbe comportato la immediata perdita della voce. E una vita senza il canto per Bastianini sarebbe stata una vita priva di ogni afflato e significato. Disse no a ogni intervento invasivo, ma si sottopose in Svizzera a cicli di radiazioni, le quali progressivamente deteriorarono la voce e affievolirono le forze fisiche.
Il mondo teatrale non seppe nulla della sua fatale malattia e invano tentò di darsi una spiegazione delle alterazioni evidenti della sua voce. La critica impietosa invece lo sottopose a giudizi ancora più impietosi. Per tre anni ancora e con crescenti difficoltà ma con generosità continuò il suo impegno, fin quando i teatri disdirono i loro contratti o si rifiutarono di procrastinarli. Una rara coincidenza volle che le sue ultime tre recite avvenissero presso i tre più celebri teatri: la Scala di Milano, il Met di New York e lo Staatsoper di Vienna, tutte nello stesso ruolo del Marchese di Posa nel Don Carlos di Verdi. Così l’ultima scena che poté cantare, l’ultima della sua gloriosa carriera, fu la morte di Posa, la più bella, la più eroica, la più dolente scena, con la quale durante il suo periodo aureo sui palcoscenici del mondo aveva così intensamente entusiasmato e commosso.
L’11 dicembre del 1965 fu il giorno dell’ultima recita di Bastianini al Met di New York. Dopo, solo il progressivo inarrestabile progredire della malattia, il pellegrinaggio da una clinica all’altra, il declino delle forze, fin quando il 25 gennaio del 1967 a Sirmione sul Lago di Garda la Morte lo portò via con sé. Fu un tuono inatteso per l’intero mondo musicale, che solo allora colse la verità della sua eroica lotta contro la sua inesorabile malattia. Nella sua amata Siena la sua ancor più amata Contrada della Pantera allestì delle esequie solenni, cui prese parte metà della città in un silenzio surreale ma devoto.
Si era spenta una delle voci del secolo, della cui bellezza si cerca ancora l’uguale. I patiti dell’Opera devono ora consolarsi con le registrazioni delle sue recite, delle quali ancor oggi alcune sono disponibili in CD.
Inga Paulin.
Traduzione : Manlio Mirabile.
InfoLiric@ I Grandi Baritoni del '900
Articolo di Andrea Fasoli (20 giugno 2009)
Che si può dire di nuovo su Ettore Bastianini che non sia già stato detto, o sviscerato da esperti ed appassionati.
Non si può fare altro che parlare delle bellissime sensazioni che una voce come la sua fanno provare ad ogni ascolto, del suo “vivere il personaggio”,che anche al solo ascolto, ed è una cosa tipica dei grandi interpreti, lascia trasparire tutto quello che il personaggio si porta dentro, ogni sentimento,ogni sensazione, trasferendolo all’ascoltatore. Melomani ben più ferrati di chi scrive saprebbero senz’altro tessere le lodi di questo baritono, nato a Siena il 24 settembre 1922, e scomparso nel 1967. Quarantun’anni fa, circa, e anche chi non lo ha mai sentito dal vivo in teatro, come il sottoscritto, ma solo nei dischi, prova un forte rimpianto. Bastianini era sicuramente uno dei massimi baritoni verdiani che abbiano mai calcato le tavole di un palcoscenico, e tra i personaggi da lui interpretati, figurano sopra tutti Renato, del Ballo in Maschera, Don Carlo della Forza del Destino, il Conte di Luna del Trovatore, Giorgio Germont della Traviata, Amonasro di Aida. Sicuramente figura anche Carlo Gérard, da Andrea Chenier di Giordano, personaggio al quale Bastianini dona una nobiltà nel canto e nell’espressione, che nessuno ha più eguagliato. A qualcuno forse parrà esagerato parlare di lui come di un mito in un mondo in cui si ricordano solo tenori e soprani, ma ci si dimentica spesso che esistono altre corde, quella baritonale per esempio, in cui sono esistiti, anzi, ancora esistono veri campioni, veri artisti che nulla hanno da invidiare a quelli di altre corde. Anzi, mi sento proprio di affermare che senza i baritoni, i mezzosoprani, i bassi ed i contralti, l’Opera Lirica sarebbe assai noiosa. E senza Bastianini a maggior ragione. Il suo Don Rodrigo, nel Don Carlos, valeva da solo la pena di andare a Teatro, per non parlare del famosissimo Renato, alla Scala con Maria Callas e Giuseppe di Stefano che ormai fanno parte del vero Gotha della Lirica.
Voglio però dire, come ho fatto anche per altri personaggi, che ogni tanto, tra le frenesie della vita che ci scorre addosso,fa bene fermarsi ed ascoltare questi Grandi. Se non sapete cosa ascoltare di Bastianini, un piccolo suggerimento ve lo posso dare :
“Nemico della Patria”, da Andrea Chenier di Umberto Giordano. La versione è quella dal vivo, con Franco Corelli e Renata Tebaldi nelle altre parti protagonistiche. E’commovente, è nobile, è assolutamente imperdibile, Ettore Bastianini. Noi di InfoLiric@ gli porgiamo questo doveroso omaggio, affinchè chi lo avesse accantonato lo riprenda con l'entusiasmo che merita, e chi non lo conosce ancora, si metta quel po’ di curiosità per riscoprire un cantante che, come altri suoi colleghi, rimane dentro quell’immenso cassettone che si chiama “oblio” e ne sortisca novamente, ammantato di luce propria, e splendente, come merita il più grande baritono italiano del dopo guerra.
Non si può fare altro che parlare delle bellissime sensazioni che una voce come la sua fanno provare ad ogni ascolto, del suo “vivere il personaggio”,che anche al solo ascolto, ed è una cosa tipica dei grandi interpreti, lascia trasparire tutto quello che il personaggio si porta dentro, ogni sentimento,ogni sensazione, trasferendolo all’ascoltatore. Melomani ben più ferrati di chi scrive saprebbero senz’altro tessere le lodi di questo baritono, nato a Siena il 24 settembre 1922, e scomparso nel 1967. Quarantun’anni fa, circa, e anche chi non lo ha mai sentito dal vivo in teatro, come il sottoscritto, ma solo nei dischi, prova un forte rimpianto. Bastianini era sicuramente uno dei massimi baritoni verdiani che abbiano mai calcato le tavole di un palcoscenico, e tra i personaggi da lui interpretati, figurano sopra tutti Renato, del Ballo in Maschera, Don Carlo della Forza del Destino, il Conte di Luna del Trovatore, Giorgio Germont della Traviata, Amonasro di Aida. Sicuramente figura anche Carlo Gérard, da Andrea Chenier di Giordano, personaggio al quale Bastianini dona una nobiltà nel canto e nell’espressione, che nessuno ha più eguagliato. A qualcuno forse parrà esagerato parlare di lui come di un mito in un mondo in cui si ricordano solo tenori e soprani, ma ci si dimentica spesso che esistono altre corde, quella baritonale per esempio, in cui sono esistiti, anzi, ancora esistono veri campioni, veri artisti che nulla hanno da invidiare a quelli di altre corde. Anzi, mi sento proprio di affermare che senza i baritoni, i mezzosoprani, i bassi ed i contralti, l’Opera Lirica sarebbe assai noiosa. E senza Bastianini a maggior ragione. Il suo Don Rodrigo, nel Don Carlos, valeva da solo la pena di andare a Teatro, per non parlare del famosissimo Renato, alla Scala con Maria Callas e Giuseppe di Stefano che ormai fanno parte del vero Gotha della Lirica.
Voglio però dire, come ho fatto anche per altri personaggi, che ogni tanto, tra le frenesie della vita che ci scorre addosso,fa bene fermarsi ed ascoltare questi Grandi. Se non sapete cosa ascoltare di Bastianini, un piccolo suggerimento ve lo posso dare :
“Nemico della Patria”, da Andrea Chenier di Umberto Giordano. La versione è quella dal vivo, con Franco Corelli e Renata Tebaldi nelle altre parti protagonistiche. E’commovente, è nobile, è assolutamente imperdibile, Ettore Bastianini. Noi di InfoLiric@ gli porgiamo questo doveroso omaggio, affinchè chi lo avesse accantonato lo riprenda con l'entusiasmo che merita, e chi non lo conosce ancora, si metta quel po’ di curiosità per riscoprire un cantante che, come altri suoi colleghi, rimane dentro quell’immenso cassettone che si chiama “oblio” e ne sortisca novamente, ammantato di luce propria, e splendente, come merita il più grande baritono italiano del dopo guerra.